:::L'indi(e)fferente::: /> Too Cool for Internet Explorer
23 maggio 2006
Heart Of Soul
ecco, tanto per dire..i Cult:

Down and out in London
Los Angeles and Paris, too, uh-huh
I drank a river in my time
To get on through, yeah

Well, the night, it rise above you, rise above me
And the blues, they swirl around me

To the heart of soul
You got to bleed a little while you sing
Lest the words don't mean nothing, no
Get to the heart of soul
Gotta get to the heart of soul, yeah

Get to the hip, now baby
'Fore the hip get to you, lil' woman
Try to bend me out of shape
Can't tell me, can't tell me what to do, little honey

Well, the night, it rise above me, rise above me, yeah
And those blues, they swirl around me, ooh, ooh

To the heart of soul
You gotta bleed a little while you sing
Lest the words don't mean nothing, no
Ow, get to the heart of soul, yeah
Gotta get to the heart of soul

You gotta bleed a little while your singing, yeah, yeah, yeah
Lest the words don't mean nothing, no
Get to the heart of soul, yeah
Baby, heart of soul, ow

From the delta
Down on the river
We need some heart of soul
In the world today now
A little bit of heart of soul now
In the world today
A little bit of soul now
A little heart of so-so-so-so, soul

You gotta bleed a little while your singing, yeah, yeah, yeah
Lest the words don't mean nothing, no they don't, no
Get to the heart of soul, yeah
Ow, baby, heart of soul

What I want
Is a heart of soul
What I want
What I need
Is a heart of soul now
What I want
Heart of soul yeah
What I want baby is a heart of soul

You got the heart, you got the soul
You got the heart of soul

You got the power, you got the heart
You got the soul



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Parole sprecate vol.4 The Cult - The Cult
Io credo che questo sia l’ultimo vero album dei Cult. Ad alcuni potrebbe fare schifo. A me no. Sarà perché ho sempre creduto alla buona fede di un mito come Ian Astbury, sarà perché la musica dei Cult è sempre stata così oscura, nascosta, decisamente fuori da ogni controllo che non ha mai smesso di coinvolgermi, ma posso dirlo : amo veramente questo disco. Real Grrrl…i’m lost in your shadow , la chitarra sinuosa di Duffy e la voce morrisoniana di Ian, sono le atmosfere più recondite dell’animo umano. Sacred Life è poi uno dei brani più belli mai scritti da Atsbury,un requiem per i miti scomparsi e trascinati dalle correnti nel fiume dell’arte: Abbie Hoffmann, River Phoenix, Kurt Cobain e Andrew Wood; la vena poetica è poi racchiusa in un verso come “hey, there sister, what is holy in your life? Hey there brother what is sacred in your life?...”. Uno di quei brani per i quali le lodi non possono mai essere abbastanza. La successiva Be Free riporta tutto a ritmi più sostenuti, è puro rock, con Billy a farla da padrone, power chords senza mai fermarsi, in piena libertà “like the birds and the bees…”. La bellezza di Universal You è invece nella poesia, nell’amore antico per ciò che è terreno, per la terra, per l’essenzialità della natura, per una religione “pagana” : “don’t you know i got a pagan heart? I love the Earth, i’m not a preacher!”. Saints Are Down è poi la conculsione più disillusa e malinconica per un disco emozionante, trascinante, poetico. L’ultimo (beyond good and evil non lo considero) disco di una band tanto intensa quanto sottovalutata. Resta il fatto che per me Ian Astbury è una divinità terrena.

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Seahorses...reminescenze...
Se la faccia di Pete Doherty rappresenta un momento di trasgressione (o come da me condiviso : coglionaggine), di certo quella di John Squire è totalmente diversa. Dagli Stone Roses ai Seahorses. Il primo, gruppo fondamentale per chi come me si è fottuto l'adolescenza con i suoni made in UK, il secondo, decisamente sottovalutato o quantomeno sottotono nella miriade di band che attorno al 1997 hanno gravitato su Manchester e Londra.
Bene. Parliamone.
Do It Yourself è uscito nel 1997... a giugno,dopo Knebworth, dopo Morning Glory, poco prima di Ok Computer, con cui i Radiohead hanno salutato tutti e sono salpati per la luna. C'è chi dice che anagrammando il nome della band : The Seahorses, si ottiene un bel He Hate Roses, significativo, molto significativo per uno come John Squire, la cui chitarra poteva e doveva essere ascoltata di più. Second Coming alla fine era il suo disco e Ian Brown impazzì così tanto che i Roses si dovettero sciogliere. Poco Male. Gli Stone Roses sono stati decisamente più originali, ma i Seahorses hanno avuto la pretesa di poter fare meglio anche degli Oasis e di tutti gli altri figli di Albione. Ci stavano anche riuscendo se non fosse stata per la solita spocchia, mania, malattia egotica di un cantante (bravo tra l'altro) come Chris Helme.
La solita dualità, direte. beh, probabilmente sì, ma quando pretendi di avere in mano qualcosa di più grande di te, ecco che tutto si sbriciola. Così dopo un tour con gli Oasis, dopo un bell'album e un sacco di promesse da mantenere, Chris Helme prende e se ne va. Squire riprende a disegnare e inizia una dignitosa carriera solista e gli altri si dividono tra band dell'ultim'ora e il nulla.
Adesso che Helme è tornato alla semi-ribalta con gli Yards, c'è da rimpiangere il 1998, quando ancora si poteva sentire nell'aria l'odore di qualcosa di nuovo, che ora non c'è e non deve esserci più.

The Seahorses - Hello

I know the wind and the rain and the lightning
And the thunder's filled my brain
Have I change? I'm asking you

All I know is the sun and it's shining
Way above my cloud so high it can't be found
We all look around

For the times we left behind
Oh well, never mind, I'll take you there tomorrow
And I'm sorry if I seem to always vent my spleen
It's not the path I coose to follow...
So hello

And I hope you're still my freind,
I think I'm on the mend
And you know I don't mean to offend
I wish we all could fly

All I knoe is the sun and it's shining
Way above my cloud
So high...It can't be found

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17 maggio 2006
Una rockstar...!??!
Pete Doherty ha spruzzato sangue da una siringa durante un'intervista a Mtv in Germania, a Berlino. Il tutto dopo essersi iniettato una dose di eroina.
Non ho ancora razionalizzato bene la cosa. Nessuno aveva fatto simili cazzate fino ai nostri giorni. Nessuno nel rock.
Ma essere una rockstar nel 2006 è questo oppure Pete è solamente un coglione?
Va beh, ecco il video :


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14 maggio 2006
Questi podcast!

Circa un anno fa mi ritrovai a scaricare un inedito aggiornamento per l'iPod e per iTunes. Podcast Update. Come sempre succede ogni volta che mi trovo a dover aggiornare qualcosa, la voglia manca. Mi scoccia dover riavviare il pc o attaccare e staccare il cavetto del lettore solo per dei piccoli fix, quando tutto già funziona a meraviglia. I Podcast li avevo sentiti solo nominare, ma adesso, dopo mesi di distanza, sono diventati veramente una delle rare "promesse mantenute". Da prodotto per pochi "eletti" il podcasting sta dilagando, ormai anche gli altri media se ne sono accorti, lungimiranti come sempre (ahhaha!), hanno anche valicato i confini del "solo audio" per invadere il mondo con i nuovi applauditissimi, contestatissimi : videopodcast.

Adesso, tanto per far capire come stanno le cose, sappiate che da slang per smanettoni da tastiera, il termine "podcast" è stato incluso nella nuova edizione dell'Oxford Dictionary, lo Zanichelli di casa nostra, anzi, forse meglio!
Se non vi basta, martedì 16 maggio al Mondadori Multicenter di Bologna verrà presentato un libro sull'argomento, si parlerà della facilità di leggere e ottenere un podcast, ma soprattutto della facilità di produrlo.
Vi consiglio dunque di darci un'occhiata, costa circa 9 Euro e si intitola "Come si fa un podcast",la pubblicazione ha anche un sito internet e persino un blog.
La prossima volta magari metterò qualche link a siti di podcast che seguo e soprattutto cercherò notizie su qualcosa di veramente interessante per chi ama la musica...ovvero la "podsafe music"...

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13 maggio 2006
Arctic Monkeys...12.05.06 Nonantola
La scaletta non potrò mai ricordarmela.
L'energia che trasudava da ogni angolo del Vox. quella si.
Mi aspettavo poche persone, pochi eletti, ma alla fine è stato uno dei pochi concerti sold out che abbia visto, il locale di Nonantola (sempre troppo piccolo!!)straripava di gente, la band inglese del momento stava per salire sul palco.I Milburn sono stati molto bravi, hanno portato il loro indierock stile Uk che tanto va di moda sulle spillette dei giovani inglesi, ed hanno fatto pregustare quello che sarebbe stato dopo solo mezz'ora. Alex Turner è arrivato come una rockstar. Il resto della band lo ha seguito. View From The Afternoon è iniziata nella ressa generale.
Tutto è filato liscio come da copione, ogni tanto il ricambio generazionale nel mondo del rock, avviene senza problemi, ma con una scossa forte e decisa che è destinata a creare nuovi sistemi. Quello dei Monkeys è uno degli esordi più eclatanti degli ultimi 15 anni. Hanno venduto più dei Beatles, più delle Spice Girls, il loro album è ancora in vetta alle classifiche di mezzo mondo (tranne in italia ovviamente, dove vince il piccione), e soprattutto live sono decisamente eccezionali.
La batteria di Matthew Helders è precisa e potente quanto quella di Fab Moretti. Il basso di Andy macina linee senza mai fermarsi.
E il Vox sembra cadere a pezzi su Dancing Shoes, noi tutti saltiamo fino a farci male su Mardy Bum, mentre Jamie ci guarda con approvazione. Alex ogni tanto smette di cantare e si avvicina alla prima fila, le sue dita si muovono veloci su riff fulminei e potenti.
Si arriva a Certain Romance che quasi non me ne accorgo. E' la mia preferita. Il rullante di Matt sta per esplodere, la celebrazione ( o meglio incoronazione finale) ha inizio!
Nulla è sembrato banale. Nulla è sembrato alla fine scontato.
Gli Arctic Monkeys sono stati la migliore promessa di quest'ultimo anno, da Sheffield al mondo...

Over there there's broken bones
There's only music, so that there's new ringtones
And it doesn’t take no Sherlock Holmes
To see it's a little different around here

Don't get me wrong though there's boys in bands
And kids who like to scrap with pool cues in their hands
And just cause he's had a couple of cans
He thinks it's alright to act like a dickhead

Well over there there's friends of mine
What can I say, I've known them for a long long time
And they might overstep the line
But you just cannot get angry in the same way...

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08 maggio 2006
Radiolondon.it


Dalle ceneri di Oasisforum.it è nato Radiolondon.it.
Lo scopo di questo nuovo forum è quello di creare in una community in cui poter liberamente parlare di musica a 360°, con un occhio di riguardo verso il nuovo panorama rock indipendente e alternativo. Musica ma non solo, qui trovano spazio anche topic di sport, cinema, libri e quant'altro, soprattutto una sezione interamente dedicata all'attualità con discussioni di ogni genere.
Modestamente mi ritrovo moderatore di un forum che fin dalla nascita mi ha pienamente coinvolto, e che credo possa dare e significare molto per i vecchi e nuovi utenti.
Non mi resta che augurare a Radiolondon la fortuna e la "gloria" che ebbe Oasisforum.it, luogo di ritrovo storico per i fans degli Oasis e per i seguaci della musica brit.
Rock'n'roll will never die...come diceva Neil Young...
 
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07 maggio 2006
Parole sprecate vol.3 Pearl Jam - Pearl Jam

Un avocado tagliato a metà. Uno sfondo blu e il loro nome. Questo è il ritorno di una delle più grandi band mai partorite dall’America. Apro il cd e lo inserisco nel lettore dello stereo. Premo “play”. Non faccio in tempo a prendere il libretto che Cameron, Mc Cready, Ament e Gossard iniziano a liberare la loro energia senza risparmiare un colpo. Vedder come sempre entra ad arricchire il tutto con la sua voce. Rabbiosa, decisa, caotica, inconfondibile. Forse non ero preparato, ma l’energia della band mi coglie alla sprovvista. Life Wasted, World Wide Suicide e Comatose sono una delle sequenze più esplosive dai tempi di Vs e Vitalogy. I buoni vecchi Pearl Jam sono tornati. Genuini e mai banali. Severed Hand continua a convincermi della buona forma del gruppo, Mc Cready è infallibile. Eddie credo si emozioni cantando una delle canzoni più dolci di tutto il disco : Parachutes ( and i don’t want to know your past / but toghter share the dawn / and i wont need / nothing else /cause when we’re dead /we would’ve had it all..) e si indigna per la disoccupazione di chi è “Unemployable”, lamentando “Oh Yeah…so this life is sacrifice!”. E’ a questo punto che mi accorgo che questo album è l’ennesima dimostrazione di come Vedder e soci suonino nella band più figa del pianeta. Gone diventerà un classico, l’incedere della batteria di Matt è quanto di più solenne e delizioso mai ascoltato in un album dei Pearl Jam, questa è la sua canzone. Ma probabilmente è all’undicesima traccia che si nasconde il cuore, il vero cuore di tutto il disco : Army Reserve, in cui Eddie da il meglio di se, e Mike e Stone cavalcano le onde elettriche di un Townshend d’annata. E’ tutto meraviglioso, concluso dall’inizio floydiano di Inside Job, una delle più belle introduzioni mai ascoltate. Vellutata, sognante, semplicemente perfetta per riassumere l’intera opera, tesa a conciliare tra loro i momenti più elettrizzanti con quelli più leggeri, in uno dei dischi più belli della band. Sospesi tra Led Zeppelin, Who, e la storia, Vedder e soci hanno deciso che ci saranno anche loro. Nessuno lo metteva in dubbio. Sarebbe stato così per forza.

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04 maggio 2006
Parole sprecate vol.2 Pearl Jam - Vitalogy
Proprio mentre è uscito il nuovo album mi sono trovato a ripescare una recensione di un album veramente epocale, almeno per me. i Pearl Jam e Vitalogy, anche questa recensione è stata pubblicata su Inni urbani :

Seattle, per la mia generazione è stata il cortile dell’adolescenza. Avere 12-13 anni adesso è veramente una merda. A volte mi fanno pena tutti quei piccoli mostri che rispondono al telefono con la suoneria della canzone del momento. Ai miei tempi le suonerie non c’erano. A pensarci bene non c’era nemmeno il telefono! E non c’erano gli mp3, non c’era internet, la tv via satellite. No, non era il 1800, era il 1994 e i Pearl Jam erano già al loro terzo disco.

Vitalogy è un disco che sin dalla confezione ti fa capire che vuole e deve essere ascoltato. Vitalogy è un libro, che mi sono portato nelle tasche di una camicia pesante (rigorosamente a quadri grandi) durante le lezioni al liceo. Vitalogy è confusione, è dolcezza, potenza e leggerezza, forse non la migliore, ma sicuramente una delle più belle prove artistiche a tutto tondo dei Pearl Jam.
Definire “intellettuale” la band di Vedder e soci è una forzatura, ma di certo non è possibile inscatolarla e metterla in cantina assieme a tutte le altre band storiche del grunge. Quello che si può dire, è che i Pearl Jam hanno dato una dignità musicale elevata alla corrente dalla quale sono nati, e già da questo terzo disco è evidente come l’evoluzione stilistica e tecnica di questa band sia in pieno svolgimento.

Alla fine diciamocelo, "In Utero" dei Nirvana, poco aggiungeva alla loro breve, leggendaria carriera, ma qui siamo di fronte al tutt’altra storia. Si perché Eddie non avrà la tecnica e l’estensione vocale di Cornell, ma della sua originalità ha fatto una scuola (vedi alla voce Creed). Con gli anni ha raggiunto livelli di intensità emotiva a dir poco strabiliante. Ascoltatelo in Nothingman (una delle più belle canzoni degli anni 90), in Better Man, e nella solenne Immortality (dedicata all’amico/nemico Kurt), gridate con rabbia i versi di Last Exit, Spin The Black Circle, Not For You.

Vitalogy è la morte di qualcosa, del grunge che non tornerà più, e il germoglio dell’inizio di una nuova vita. Perché troverete soprese inaspettate, una simil-danza indiana alla Doors (Aye Davanita), un’incursione nella follia degli Who di Cowebs And Strange (Bugs), ma soprattutto ascolterete una band che sa veramente suonare, che non ha paura di cambiare rotta e che cerca la propria strada evitando tutte le solite aspettative di critica e pubblico. I testi poi, mai banali, mai scontati, spaziano dalla cupa rabbia di Last Exit ("Let the sun shine burn away my mask / Let the ocean dissolve way my past") alla risoluta speranza di Nothingman ("…he who forgets will be destined to remember"), fino ad arrivare alla sublime Immortality, apologia disperata di un mondo del rock ormai vittima dei soldi ("as privileged as a whore… victims in demani for public show"), mondo cui Kurt Cobain ha ceduto la vita, evitando la “vera morte” ("…cannot stay long… some die, just to live").

Vitalogy è un punto cruciale nella storia di Vedder e soci, troppo caotico, forse, ma senza dubbio una splendida fotografia di una band ancora in corsa (Un album da avere anche per l’artwork, che meriterebbe da solo una recensione, così come le bellissime fotografie di Ament).

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Last Fm...una radio su misura (!!??)

Bene, Valentina mi ha chiesto come si fa a mettere l'iPod a lato con le canzoni ascoltate.
Partiamo dal riconoscere che tutto il merito va LAST FM.
Se avete voglia di farci un giro scoprirete un nuovo modo di ascoltare e fare radio online. Non si tratta di podcast. Mi spiego meglio.
  1. Una volta sulla homepage è strettamente consigliato iscriversi al sito. E' gratis, perciò potete tranquillamente provare. Una volta immessi tutti i dati, vi create praticamente un profilo, come si fa per registrarsi ad un forum o ad una community, se volete potete mettere la vostra foto, i vostri gusti musicali, i vostri hobby e via dicendo.
  2. Il secondo passo è scaricare un programmino innocuo come Audioscrobbler (trovate ovviamente il link nella pagina di Last.fm), dovete scelgiere che tipo di sistema operativo usate (Windows, Mac, Linux...) e che programma utilizzate per ascoltare la musica, ovviamente i più famosi sono Winamp, iTunes e Windows Media Player. La funzione di Audioscrobbler sarà quella di registrare ogni vostro ascolto, cioè ogni volta che ascolterete un mp3 o un cd con i programmini suddetti, lui terrà a mente autore, titolo e album di provenienza, creando un archivio organizzato in classifiche giornaliere, settimanli e mensili.
  3. Ultimo passo. Potete anche fermarvi al passo 2 ma è adesso che arriva la vera novità di Last.fm . La radio, scaricate la Lastfm radio e ogni volta che la "accenderete", il sito sceglierà per voi le canzoni più affini ai vostri gusti musicali semplicemente analizzando i dati forniti da audioscrobbler. Potete creare una community, un gruppo, dargli un nome e se superate un tot di utenti , LastFm vi creerà la vostra radio, passando le canzoni che voi e il vostro gruppo ascoltate.
  4. Le classifiche. (e qui si parla dell'iPod) Come ho detto, Audioscrobbler fornisce vari tipi di classifiche, Last Fm vi da la possibilità di far sapere a tutti cosa state ascoltando, anche in tempo reale! Una volta registrati, vi appare una scelta nel vostro profilo, cliccando su "for your site" vi appare una pagina in cui scegliere la forma grafica del vostro, chiamiamolo così, contatore musicale. Io ho scelto di mostrare la classifica settimanale, ma si possono utilizzare diverse opzioni, ad esempio le ultime 10 canzoni ascoltate o quelle più ascoltate da sempre. Tra le varie opzioni grafiche io ho scelto quella dell'ipod nano nero, ma ce ne sono tantissime. Poi è facilissimo, una volta scelto quello preferito, vi appare il codice html già compilato da inserire nel vostro blog(o sito)!
 
Scribacchiato da G. D. alle 12:04 PM | Permalink | 1 Commenti...
Ma ve li ricordate...#2
Ieri Alfredo ha commentato il mio post sugli Zwan. E io condivido tutto quello che ha detto su Corgan. Il suo album l'ho ascoltato, a parte 2 o 3 brani per il resto è puro pattume. Mi hanno detto che al concerto che ha fatto a Milano alcuni vecchi fans l'hanno pure fischiato! So che ha scritto un libro di poesie, che ha passato parecchio tempo a fare dei reading in giro...con scarso successo. Adesso i Pumpkins ritornano, senza D'Arcy e senza Iha, ma con la ormai collaudata Auf Der Maur e un amico di Jimmy (che nel vecchio post ho erroneamente chiamato Matt) alla chitarra. Come andrà non lo so. Alla fine il disco solista di Chamberlin era pure bellino, basta aspettare un pò e sapremo che fine sono destinati a fare!
In compenso, ho trovato una intervista su un sito italiano,in cui Billy dà la sua versione sulla fine degli Zwan :

Che cosa è successo agli Zwan?

Che è successo con gli Zwan? Quello che mi chiedo più spesso io è, ‘Cosa non è successo con gli Zwan’? È stato un incubo rock’n’roll concentrato in circa sei mesi.

Ci interessava sapere come mai, dopo averlo caricato di tantissime aspettative, il gruppo sia durato così poco…

La cosa interessante degli Zwan è che sono nati da un gruppo di amici che suonavano assieme. Abbiamo fatto alcuni concerti ed erano andati bene, abbiamo pensato di fare anche un disco. Sono successe diverse cosa da quando il gruppo è stato formato, era stato Matt (Sweeney – NDR) a mettere insieme in gruppo e ci conoscevamo da molto tempo e poi c’era anche Jimmy (Chamberlin – NDR) che aveva fatto parte dei Pumpkins. Abbiamo avuto fiducia in Matt, ma le altre persone che ha portato nel gruppo erano molto vicine alla sua idea di band. Non sapevamo che c’erano di mezzo storie di droga e altre storie losche. Pensavamo di dover suonare con un certo tipo di persone, ma più passava il tempo più cresceva la pressione: abbiamo scoperto che le persone con cui avremmo dovuto suonare non erano quelle che avevamo in mente. È stato un po’ come pensare di iniziare una relazione con una persona e credere di essere l’unico per poi scoprire alla fine che questa persona ha 45 partner! Quello che era legato alla credibilità della relazione è stato messo in discussione. Quando l’uso di droghe è diventato eccessivo per me e Jimmy è stato un incubo, poi c’erano due del gruppo per i quali certe storie di sesso erano più importanti dello stesso gruppo, anche se sapevano benissimo che questo avrebbe rovinato l’armonia. C’era uno che se la faceva con la fidanzata del produttore mentre stavamo facendo il disco e gente dalla mentalità hippy a cui non fregava niente dei soldi, ma che ne spendevano un sacco ogni sera facendo sì che sparissero chissà dove. Per questo dicevo che si è trasformato in un incubo rock’n’roll e io mi sono ritrovato a far parte di un gruppo che era molto peggio di quello che avevo prima. Le persone non erano leali al concetto stesso di musica che proponevamo. Ho iniziato a pensare che si trattasse di una specie di scherzo, quindi ho capito che non sarei stato in grado di salire sul palco fingendo che mi importasse qualcosa di essere lì: ormai non mi importava più nulla. È stato un po’ imbarazzante perché è un progetto su cui avevo investito molto, ma ci sono cose che la gente non sa, anche sulla realizzazione del disco che ha portato alla luce una serie di problematiche. Non ho detto tutta la verità per coprire gli altri membri del gruppo, e tutto si è riversato su di me alla fine.

Sei rimasto deluso da questa esperienza?

Ero deluso di me stesso perché avevo pensato di riuscire ad avere un altro gruppo, migliore e più dolce di quello che erano stati i Pumpkins. Anche se gli Smashing Pumpkins hanno avuto diversi problemi, il cuore interno del gruppo era molto dolce e tenevamo molto a ciò che stavamo facendo. Volevamo venir fuori dai nostri problemi e superarli, questo ci portava a creare dell’ottima musica. Far parte di un altro gruppo mi faceva sentire come un maiale zoppo. Mi ritengo una persona con un po’ di morale e ciò che succedeva negli Zwan era difficile da vivere: il fatto che il mio nome e i miei soldi venissero usati in mia assenza per un’esistenza dissoluta e rock’n’roll!

 
Scribacchiato da G. D. alle 9:58 AM | Permalink | 3 Commenti...
03 maggio 2006
Feeder
Mattinata dedicata alla musica.Lascio da parte eventuali recensioni di nuovi dischetti non ancora ascoltati come si deve di yeah yeah yeahs, styles, architecture in helsinki e molti altri per scrivere 2 parole su uno dei gruppi inglesi più sottovalutati (a mio avviso) degli ultimi 10 anni.
Dunque : seguo i Feeder dall'uscita di Echo Park.
Tardi direbbero alcuni.
Era l'aprile 2001 e dopo nemmeno un anno Jon Lee sarebbe morto.
Chi era?
Beh è facile essere dimenticati quando non sei un Kurt Cobain, quando la tua musica per quanto buona e ineccepibile non viene passata, nè dalle radio, nè dalle tv. Ma l'uscita di Echo Park aveva decisamente fatto scoprire al mondo una band inglese che già da 6 anni macinava concerti e prova su prove in sala d'incisione, album per pochi. Quella che si dice propriamente indie band.
Non è bastato il 25 posto negli album dell'anno scelti da Kerrang! magazine, nemmeno la recente inclusione nella top 100 degli album made in Uk di tutti i tempi a segnare l'inevitabile tragedia.
Nei primi di gennaio del 2002 Jon Lee si impiccò nella sua casa.
Era uno dei batteristi più forti sulla piazza.
I Feeder decisero di smettere.
Poi la forza invisibile e indissolubile del rock decise che era ora di continuare.
Grant e Taka ripresero a suonare insieme.
Come fecero i Manics dopo la scomparsa di Richie, i Feeder riuscirono a coprire una fama finalmente degna del loro nome solo dopo il sacrificio di un "angelo".
Di un amico più che altro.
Comfort In Sound è dedicato a lui. Ed è uno dei dischi più belli del 2002, triste forse, ma decisamente orientato e mosso da una spinta vitale che solo i grandi gruppi possono avere.
Tra pochi giorni uscirà una raccolta,"The Singles" per la precisione. Con tutti i loro brani migliori pubblicati su cd-single più 3 inediti.
A volte ricordo la notizia che smosse il mio piccolo mondo di suoni. Quel dannato 4 gennaio.
A volte ricordo invece un gruppo davanti a 80.000 persone. Quel meraviglioso 21 Luglio quando prima di Bono e The Edge, Taka e Grant fecero tremare uno stadio.
Era quello che si meritavano.
E io, posso fortunatamente dirlo : c'ero!


Dedicato a Jon Lee 1968-2002


...All by myself, cause I don’t want to drag you down,
Hold you down cause you’re a friend. I blame myself
I guess you think it’s funny now, funny now, it’s such a shame...

Feeder - Just A Day (da Echo Park, 2001)
 
Scribacchiato da G. D. alle 10:00 AM | Permalink | 1 Commenti...
Ma ve li ricordate...

...gli Zwan?
Era il 2003. Cosa è successo nel 2003? Io non mi ricordo nulla di emozionante. Forse nemmeno loro lo erano, ma (c'è sempre un "ma") era molto bello riascoltare la voce di Billy dopo 3 anni passati a rimuginare sui vecchi dischi dei Pumpkins. C'era lui, Matt Chamberlin (altra zucca) e Paz Lenchantin degli A Perfect Circle, più David Pajo e Matt Sweney che poco avevano detto fino ad allora nel mondo musicale. Quello che posso dire dell'unica opera di questa "super-band" è che è stato veramente un esordio spensierato. Allegro. Vivace. Si, ok sempre la solita roba, un briciolo di Pumpkins e per il resto rock senza pretese, con accenni vagamente acustici e psichedelici. Mary Star Of The Sea già dalla copertina sembrava essere un qualcosa di solare, e di certo brani come Lyric, Honestly, El Sol non smentiscono le previsioni. Era proprio rassicurante vedere il faccione di Corgan quasi sorridente. Lui, anima "nera" degli Smashing Pumpkins, uno dei migliori gruppi mai offerti dal panorama americano degli anni '90, lui cresciuto nei vicoli bui di Detroit, lui finalmente sembrava essere felice. E tutti quelli che hanno ascoltato questo disco lo sono stati almeno per qualche minuto.
Non è niente di che.
Ma quando vi trovate a battere il tempo con un piede su Ride A Black Swan allora capite che non era proprio spazzatura...
(e ora vi beccate una divertente foto di Paz scattata da Jt Leroy...io la adoro!)


...heaven sent not sympathized
to everybody's lie
and now i'm feeling high
soon i'll be feeling left so dead
kicking up the dust in bed
wondering i guess
sunshine
sunshine
sunshine
that's all i wanted...
 
Scribacchiato da G. D. alle 8:43 AM | Permalink | 1 Commenti...